La Gen Z lo sa bene: non basta un buon stipendio per scegliere (e restare) in un’azienda. Oggi a fare la differenza sono la gestione del tempo e il work life balance.
Non è un caso che la flessibilità lavorativa sia diventata un criterio fondamentale per attrarre e trattenere talenti. Il lavoro non è più solo una questione di presenza in ufficio, ma di benessere, fiducia e autonomia.
Vediamo nel dettaglio perché le aziende che puntano sulla flessibilità stanno facendo centro.
Dal “posto fisso” alla libertà di scegliere: come cambia il lavoro
Una volta c’erano cartellino, scrivania e orari fissi. Oggi? Remote working, smart working, orari flessibili e collaborazioni su progetto. La pandemia ha accelerato un processo che era già in corso: il lavoro si sta spostando sempre più verso modelli agili e personalizzati che privilegiano la produttività e l’autonomia rispetto alla rigidità dei contratti tradizionali.
Ecco cosa sta succedendo:
- Remote working e Smart working: lavorare da casa o da qualsiasi luogo è diventato normale. Le aziende che adottano il lavoro agile offrono ai propri collaboratori più controllo sul proprio tempo ed un maggiore equilibrio tra vita privata e profesisonale, con un impatto positivo anche sulla produttività.
- Flessibilità oraria: addio orari rigidi! In molti settori (come quello creativo o tech) contano i risultati, non le ore trascorse in ufficio.
- Collaborazioni freelance e contratti a progetto: tanti professionisti preferiscono lavorare su progetti specifici, scegliendo in autonomia clienti e ritmi. Serve organizzazione certo, e la necessità di occuparsi personalmente di fatturazione e gestione fiscale, ma la libertà ripaga.
- Equilibrio tra vita privata e lavoro: è la nuova priorità. Ma attenzione: flessibilità non significa lavorare sempre, richiede anche una maggiore autodisciplina. I confini tra casa e ufficio si fanno più sfumati, per questo serve anche la capacità di “staccare” completamente.
- Leadership e cultura aziendale: gestire team flessibili e a distanza richiede alle aziende un cambio di mentalità. Più fiducia, meno controllo. I leader diventano facilitatori e motivatori, non sorveglianti.
La flessibilità conviene a tutti (sì, proprio a tutti!)
Quando le persone si sentono libere di organizzare il proprio lavoro, succedono cose belle. Si sentono ascoltate, responsabilizzate, più coinvolte. E tutto questo si riflette sulla produttività e sul clima aziendale. In questo modo, i collaboratori diventano i migliori ambasciatori del brand aziendale, rafforzando l’employer branding e aumentando l’attrattività per nuovi clienti e talenti.
Un dato su tutti? Il 27% dei lavoratori italiani ha già lasciato un impiego per mancanza di flessibilità (fonte: Randstad Workmonitor). E tra i più giovani (tra i 18 e i 24 anni), la percentuale sale al 49%. Un messaggio forte per le aziende.
Sempre secondo Randstad:
- l’83% dei lavoratori preferisce orari flessibili;
- il 70% vorrebbe decidere dove lavorare;
- solo il 50% delle imprese italiane offre orari flessibili, e solo il 40% consente la scelta del luogo di lavoro;
- il 31% (un intervistato su 3) sogna una settimana lavorativa corta di 4 giorni, soprattutto tra le donne (39%).
Che dice la legge sul lavoro agile?
Parliamoci chiaro: la normativa c’è, anche se non sempre è aggiornatissima.
Il riferimento principale è la Legge 81 del 22 maggio 2017, modificata successivamente dalla Legge 122 del 4 agosto 2022.
Tra le cose da sapere:
- il datore di lavoro deve comunicare al Ministero del Lavoro i nominativi di chi lavora in modalità agile (indicando data di inizio e di fine periodo);
- si sta lavorando a nuove misure per rendere lo smart working più strutturato e accessibile.
In ogni caso, molte imprese si stanno muovendo prima della burocrazia. E questo fa la differenza.
Perché la flessibilità attira i talenti (e fa bene anche al business)
Chi cerca lavoro oggi non guarda solo al ruolo o allo stipendio. Vuole un contesto che dia spazio alla vita privata, alle passioni, alla libertà di organizzarsi.
Ecco i vantaggi principali della flessibilità:
- Benessere e motivazione: più libertà = meno stress. Le persone lavorano meglio quando possono gestire autonomamente il proprio tempo.
- Produttività e creatività: lavorare in un ambiente flessibile che consente di scegliere dove e quando lavorare aiuta a concentrarsi, migliora le prestazioni e stimola nuove idee.
- Employer branding: un’azienda flessibile, con una visione moderna e attenta al benessere dei dipendenti, attira più candidati. E quelli bravi!
- Fidelizzazione e talent retention: chi sta bene, resta (permettendo all’azienda di ridurre anche i costi legati al turnover e alla formazione).
- Inclusività: la flessibilità è anche uno strumento che favorisce una cultura aziendale inclusiva perché permette di aiutare chi ha esigenze diverse (genitori, caregiver, persone con disabilità), promuovendo accessibilità e equità.
- Riduzione dei costi e impatto ambientale: meno uffici fisici, meno costi aziendali. Meno spostamenti quotidiani dei dipendenti, meno emissioni (a vantaggio anche per l’immagine dell’impresa).
Una sfida (bellissima) per i leader di oggi
Diciamolo: per molti manager italiani, fidarsi del team senza vederlo ogni giorno non è semplice e spesso appare destabilizzante. Ma è arrivato il momento di fare un passo avanti.
Chi ha colto questa sfida sta già raccogliendo i frutti: team più coinvolti, più performanti, più fedeli. Serve una nuova mentalità più elastica, lontana dal modello tradizionale ormai obsoleto. Meno controllo, più fiducia. Meno regole, più responsabilità condivisa.
E tu? Raccontaci come stai affrontando questa trasformazione nella tua azienda!
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